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LE CARATTERISTICHE DEL DIAMANTE

Le caratteristiche del diamante sono intrinseche nella pietra stessa ma l’esperto tagliatore, studiandone al meglio la struttura, può influire in modo determinante sul suo valore, grazie all’abilità e alla precisione con cui viene eseguito il taglio del diamante.

IL DIAMANTE

Calderoni tratta principalmente diamanti con taglio brillante (round brilliant cut); il brillante è un taglio caratterizzato da 57 faccette disposte in un preciso ordine, al fine di ricevere e diffondere la luce e la brillantezza nella pietra. Il diamante taglio brillante ha tre parti principali: corona, cintura, padiglione.

Tavola

La faccetta estesa al centro della corona di un diamante lucidato. La forma della tavola varia in base al taglio del diamante. In un diamante taglio brillante, la tavola è di forrna ottagonale.

Cintura

Striscia sottile che circoscrive il bordo di intersezione della corona e del padiglione. La cintura può essere lucidata o lasciata grezza.

Padiglione

La porzione del diamante al di sotto della cintura, compreso l'apice.

Apice

Piccola faccetta sulla punta del padiglione. In alcuni diamanti taglio brillante, la faccetta ottagonale. Sul fondo di alcuni diamanti tagliati a gradini, la faccetta rettangolare.

Corona

La parte del diamante al di sopra della cintura.
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LE 4C: COME VENGONO CLASSIFICATI I DIAMANTI IN BASE A QUATTRO CARATTERISTICHE
La caratura (Carat weight)

Il peso è una caratteristica indispensabile nella valutazione di un diamante ed il carato è la sua unità di misura ed equivale a 1/5 di grammo (5 ct = 1 grammo). La definizione deriva dall'antica usanza di comparare i diamanti con i semi del carrubo; si riteneva infatti che avessero una massa eccezionalmente costante. Tale credenza è relegata al passato anche se è stato constatato che la massa di tali semi sia stata presa come elemento di comparazione per il fatto che è relativamente facile constatarne la dimensione a occhio nudo. Per pietre di peso inferiore al carato, si può utilizzare come unità di misura la centesima parte del carato denominata “punto” (ad esempio: 0,20 ct = 20 punti).

La purezza (Clarity)

La purezza di un diamante viene valutata in base alle differenti inomogeneità visibili a 10x ingrandimenti contenute all’interno (inclusioni). Quasi tutti i diamanti presentano al loro interno delle inclusioni che sono anche definite “impronte digitali della natura” e non sono visibili a occhio nudo. Gli esperti, analizzando le pietre con una lente a 10x ingrandimenti, riescono a definire il grado di purezza di ogni singolo diamante secondo i parametri internazionali. I diamanti con il minor numero di difetti hanno il più alto livello di purezza e sono estremamente rari e di conseguenza costosi.

Il colore (Colour)

Maggiore è l’assenza di colore di un diamante, maggiore è il valore della pietra. Sono comunque molto rare quelle caratterizzate da una quasi totale assenza di colore. La classificazione utilizza le lettere dell’alfabeto, iniziando dalla D (livello più alto della scala, diamanti perfettamente incolore) alla Z (ultimo livello, diamanti con colorazione intensa).

IL TAGLIO (CUT)

Il termine si riferisce all'insieme delle fasi di lavorazione dalla gemma grezza a quella finita ed indica le proporzioni del taglio della gemma. Al giorno d’oggi il tagliatore definisce angoli, faccette, proporzioni con estrema precisione. È in questa fase che si determina la rifrazione della luce e di conseguenza la luminosità della pietra. L’abilità del tagliatore di diamanti svela la bellezza nascosta nelle pietre grezze. Diversi tagli sono stati creati dall’uomo per enfatizzare lo splendore di un diamante. La forma più comune di taglio del diamante è quella rotonda, con 57 faccette, definita “brillante”. Il taglio condiziona l’aspetto e l’attrattività di una pietra al punto da incidere sul suo valore. La brillantezza è in buona parte legata alle proporzioni tra ogni faccetta della pietra stessa: rispettando le proporzioni, il ritorno di luce è massimo.

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