"Il prestigio di Damiani per rilanciare il mercato dei diamanti". L'articolo su Forbes.
“Nel nostro settore, gioielli e diamanti, non si può raggirare il consumatore: chi lo fa anche una sola volta si gioca tutto, immagine e storia e chiude”. E’ l’incipit con cui Guido Grassi Damiani, che oggi guida con i due fratelli Giorgio e Silvia l’omonimo gruppo della gioielleria nato nel 1924 a Valenza, lancia una nuova iniziativa: portare i diamanti certificati direttamente in gioielleria. Per farlo sta rilanciando sul mercato un brand acquisito dal gruppo tempo fa: Calderoni Diamonds, azienda nata nel 1840. “Vogliamo offrire al consumatore qualcosa di diverso. Con Calderoni daremo la possibilità di acquistare diamanti sciolti etici e certificati, con servizi collegati di assicurazione e custodia. Vogliamo essere trasparenti, tutelare, come facciamo con i gioielli, chi acquista questi beni e soprattutto garantirgli con la nostra esperienza di 95 anni di storia, regole chiare”. Acquistare diamanti sciolti Calderonisignifica “trovarli per ora in 300gioiellerie in Italia” conservare il diamante in uno speciale blister “CertiCard”, l’eccellenza nel campo della sicurezza e dell’anticontraffazione perché “si tratta di un sigillo di protezione inalterabile, per cui il diamante non può essere sostituito e i dati identificativi non possono essere modificati. Calderoni garantisce la qualità dei suoi diamanti non solo accompagnandoli con un certificato ufficiale dei più importanti laboratori gemmologici internazionali, ma anche incidendo sulla pietra il numero del relativo certificato. Per tutelare ulteriormente il consumatore, Calderoni Diamonds offre gratuitamente una polizza di assicurazione e pubblicherà periodicamente il listino dei propri diamanti, determinato sulla base del Listino Rapaport (riferimento internazionale utilizzato dagli addetti ai lavori per stabilire i prezzi del diamante in tutti i principali mercati) in modo da garantire la migliore trasparenza d’acquisto”. Calderoni Diamonds è anche garanzia di valore etico in aggiunta a quello economico, aderendo ai principi etici del “Kimberley Process”, che rendono trasparente la tracciabilità dei diamanti e confermano che non abbiano contribuito allo sfruttamento minorile o a finanziare guerre.
L'articolo completo è apparso su "Forbes".